Istituzioni e dinamiche del Diritto

Incontri Seminariali di Diritto Pubblico

Con il contributo di: Banca Popolare dell’Emilia Romagna - Banco Popolare di Verona e Novara - Unicredit Banca - CCIAA Modena - Confindustria Modena

Le categorie giuridiche della trasformazione

Negli ultimi decenni, lo scenario in cui s’è sviluppato il moderno concetto di diritto ha conosciuto profonde trasformazioni, che hanno fatto vacillare molte delle certezze consegnate dalla tradizione. Basti pensare alla crisi attraversata dal concetto di Stato, che si ricollega a (e discende da) fenomeni ancor più complessi, a cominciare dal nuovo modo di essere di una tecno-economia sempre più globalizzata per arrivare al tumultuoso sviluppo scientifico dei nostri tempi, rispetto al quale il diritto è chiamato a dare risposte ad interrogativi di natura morale che ne mettono in discussione lo stesso statuto etico, come accade, ad esempio, per il bio-diritto. In tale quadro, è indubbio che l’area del diritto pubblico sia quella più profondamente incisa dalle trasformazioni epocali appena richiamate: sul piano stesso della delimitazione del suo oggetto (per il radicale cambiamento in itinere dei rapporti tra Stato e sistemi sovranazionali, da un lato, e dei rapporti tra pubblico e privato dall’altro) e, correlativamente, sul piano dell’assetto delle relazioni cardinali intorno a cui gravita la relativa disciplina, quella tra pubblici poteri e “cittadini” e quella tra i diversi livelli di governo. Più in particolare, è noto come si sia avviato da qualche decennio un processo inarrestabile, che, mentre diminuisce la presenza diretta dei soggetti pubblici nell’economia, ne ha parallelamente aumentato i cómpiti di governance, con un correlativo accresciuto rilievo delle problematiche pubblicistiche dentro il mondo dell’impresa.
Ed appunto su quest’ultimo profilo s’è deciso d’incentrare il ciclo di seminarî “Istituzioni e dinamiche del diritto” per l’anno accademico 2005/2006, in quanto già lo stesso concetto di mercato non appare concepibile senza regole giuridiche che ne definiscano le condizioni di esistenza. Regole sempre più necessarie di fronte al consolidarsi di monopoli od oligopoli, talora addirittura di dimensione planetaria, in grado d’incidere in misura significativa sia sulla libertà d’iniziativa economica, sia sulla (conseguente) tenuta dei sistemi democratici che ad essa vengono storicamente associati e che potrebbero andare incontro a non poche difficoltà di funzionamento qualora il passaggio dalle regole dell’oikonomia neoclassica alla lex mercatoria della globalizzazione varasse, in realtà, l’ingresso in un novello Medio Evo di ritorno, dominato, questa volta, da una sorta di temibile ed aggressivo integralismo liberista.

Ma se un ruolo decisivo relativamente all’attività economica viene svolto dallo Stato quale ente di regolazione, per certi versi non meno rilevante, pur ribadendo evidentemente i princìpi dell’economia di mercato, è quello di cui si fa carico la pubblica amministrazione, che di esso - almeno da Max Weber in avanti - costituisce una delle componenti più significative e più immediatamente percepibili anche da parte degli operatori economici. Tutto ciò senza dimenticare che il versante, per così dire, “oggettivo” del fenomeno trova il proprio rovescio nel punto di vista “soggettivo” dei protagonisti e dei destinatarî dei processi produttivi, traducendosi in una variegata sequenza di “generazioni” di situazioni giuridiche soggettive non di rado in reciproco conflitto: dai diritti dei lavoratori, a tutta la gamma dei c.d. nuovi diritti dei consumatori, all’ambiente, alla salute, all’informazione e via enumerando.

Aljs Vignudelli
Ordinario di Diritto Costituzionale
nell’Università di Modena e Reggio Emilia